"Ci sono un coreano, un'americana e due italiane" sembra l'inizio di una barzelletta, si tratta invece del gruppo con cui ieri ho affrontato l'avventura Biennale .
Orologi al polso, il tempo era davvero limitato per divorare il mostro artistico nel quale ci stavamo imbattendo, ci troviamo alle porte della stazione di Venezia impalati, bloccati, stanti tipo cariatidi. Lo scenario è mozzafiato.
Venezia. La città vista nei dipinti di Tintoretto, Canaletto, Bellini (e tanti altri), è qui davanti a noi, quasi intatta (il quasi è riferito ai cartelloni pubblicitari che cercano visibilità proprio sui monumenti più belli).
Ci siamo rassegnati a un rapido giro per le sue straducole prima di raggiungere l'Arsenale da cui poi abbiamo iniziato il percorso della Biennale.
...La Biennale!
Lygia Pape con la sua Tteia 1, C accoglie il visitatore immergendolo in una stanza buia con fasci di luce che illuminano pilastri dorati. Sembra un invito al silenzio, alla riflessione, un minuto di raccoglimento per trasferirsi nel mondo dell'arte. Si passeggia attorno a questa prima installazione e si scopre come il pilastro altro non sia che un insieme di sottilissimi fili dorati resi percettibili unicamente dal fascio luminoso.
Tra distruzioni (Pistoletto M., Twenty-two less two), arte ecologica (Potrc M.) e inviti alla partecipazione attiva (Mir A., Venezia-all place contain all others) si giunge nella meravigliosa stanza dedicata a Tayou P. M. (Human Being) che ricrea un mondo in una stanza: casette con video proiezioni, tribù di pupazzi, paglia, carta straccia, sacchi colorati e cieli con pali appuntiti, collegamenti spazio-temporali impossibili trovano qui la loro ragion d'essere nel nome della quotidianità che ci rende più vicini e simili.
Costellation non può non colpire l'uomo moderno abituato ad essere circondato da ogni tipo di apparecchio elettrico di cui Yun Chu rivela l'inaspettato dark side.
Novità di quest'anno: il Padiglione Italia, grande spazio dedicato all'arte nostrana anzichè essere collocato assieme ai padiglioni degli altri Stati nei Giardini, da quest'anno trova fissa ed accresciuta dimora nel punto di congiunzione fra Arsenale e Giardini, forse per voler ribadire l'italianità dell'evento o dell'arte in generale. Eccesso d'ego?
Siamo così nei Giardini, alla nostra sinistra il Padiglione della Biennale, tempio sul mare grazie all'installazione di Baldessari J., che ospita tra le altre, le frasi zen di Ono Yoko, lo scenario di fintissimi fiori e i video di Djurberg N., la ragnatela elastica di Saraceno T. Dispersi nei Giardini restano tutti i Padiglioni nazionali.
Una giornata non basta per perdersi in questa dimensione giocosa, colorata, poetica, un pò magica, un pò graffiante, in questo mini-mondo da vivere e mai da leggere soltanto!
Le foto sono molto molto belle, anche la descrizione! Si vede che non solo il tuo occhio ha visssuto intensamente quest'esperienza!
RispondiEliminagrazie per il molto molto :)
RispondiEliminaMi hai fatto venir voglia di andare a Venezia, di vedere la Biennale e di continuare a leggere il tuo blog! :-) un bacio!
RispondiElimina(Simona)